FUTSAL IS MY LIFE

Dal 14 dicembre ho iniziato una nuova avventura sportiva e di vita.
Mi sono trasferito in Qatar per diventare allenatore del Qatar Club. L’inizio, a livello sportivo e’ stato molto difficile, ho trovato una squadra disanimata, fuori condizione, senza un idea di gioco collettivo, cercando solo il contropiede (idea di gioco che trova in me un fermo oppositore)……e infatti sono arrivate 4 sconfitte consecutive…..poi a poco a poco I risultati sono arrivati con 3 vittorie e 1 pareggio nelle ultime 5 partite. 
Tuttavia non riesco ad adattarmi a questo stile di vita, al fatto di non sapere mai quantI giocatori ci saranno ad allenarsi (3, 5, 10….1- il professionale almeno viene sempre); al fatto di non riuscire a programmare un allenamento; al fatto di non iniziare mai in orario; al fatto che spesso non sappiamo dove e a che ora ci alleneremo il giorno successivo; al fatto di affrontare una gara ufficiale con 6 giocatori. Mi sono sentito dire: “Cosi’ e’ lo sport in questo paese, adattati!! Prendi I soldi, rilassati e goditi la vita. Tanto non potrai cambiare niente”. Persino mia moglie….arrivata da circa un mese, al primo allenamento che e’ venuta a vedere mi ha detto: “Sergio, hai gran motivazione, ma sembra che sei venuto nel posto sbagliato, come un extra terrestre”.

Preso dallo sconforto (e accogendomi che sto perdendo la motivazione)ho iniziato a rileggere I miei appunti, le mie esperienze passate, alcune esperienze di altri allenatori che sono servite a migliorarmi, per vedere se riesco ad trovare una soluzione e non lasciarmi sopraffare dall’apatia diventando uno dei tanti che viene solo a prendere I petrodollari….. e ho ritrovato una storia insegnatami dal grande Julio Velasco in un corso di coaching
“al calar di una notte nebbiosa, su una nave da guerra, un marinaio di vedetta segnala al proprio capitano una luce ferma a tribordo.
Il capitano: “Marinaio segnala a quella nave di correggere la rotta, altrimenti ci scontreremo”.
Di rimando arriva questa segnalazione: “E’ consigliabile siate voi a cambiare rotta”. Il capitano furente rinnova l’ordine specificando che loro erano una nave da guerra.
A questo secondo invito, rispose una luce lampeggiante: “Io sono un faro”.

Il problema spesso non è il problema in sé stesso, ma come lo si percepisce, lo si legge e di conseguenza lo si affronta…..da domani voglio cercare di analizzare il problema da un altro punto di vista.
Il primo passaggio della risoluzione sta in una capacità di analisi priva di quegli stereotipi o di quelle abitudini che troppo spesso ci condizionano.

C’è differenza tra “fare l’allenatore” e “essere allenatore”. E’ un confine sottile, che risiede nell’intensità dell’amore verso la propria attività.
Non lascero’ mai che nessun problema, cultura, abitudine…..portino via l’amore e la passione che metto ogni giorno nel mio lavoro.
Una passione che è stimolo: “lei” è lì con me nei momenti di esaltazione per riportarmi con i piedi a terra e quando perdo o mi sento smarrito per rialzarmi e ricominciare.

Io sto in palestra perché sono un allenatore, non perché faccio l’allenatore! 

 

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